Estratto dal libro “The CHINA STUDY” di T. Colin Campbell e Thomas M. Campbell
Antiossidanti: una splendida collezione
Una delle caratteristiche più ovvie delle piante è la loro ampia gamma di colori brillanti.
Per chi apprezza la presentazione del cibo, è difficile superare in bellezza un vassoio di verdure o di frutta: le infinite tonalità di rosso, verde, giallo, viola e arancione sono invitanti quanto salutari.
Si è spesso fatto rilevare il legame fra gli ortaggi colorati e gli eccezionali benefici che essi rappresentano per la salute: ora sappiamo che dietro a questo nesso fra colore e salute c’è una bellissima storia scientificamente fondata.
I colori della frutta e della verdura derivano da una varietà di sostanze chimiche chiamate antiossidanti.
Queste sostanze sono presenti quasi esclusivamente nelle piante e sono rinvenibili nei cibi di origine animale solo nella misura in cui gli animali se ne nutrono e ne immagazzinano limitate quantità nei tessuti.
Le piante vive esprimono la bellezza della natura, con i loro colori come con la loro chimica: catturano l’energia del sole e la trasformano in vita mediante il processo della fotosintesi, che muta l’energia solare in zuccheri semplici e poi in carboidrati più complessi, in grassi e proteine.
Questo complicato processo dà luogo a un livello piuttosto elevato di attività all’interno della pianta, il tutto azionato dallo scambio di elettroni fra molecole.
Gli elettroni sono infatti il mezzo che rende possibile il trasferimento di energia.
Il sito in cui ha luogo la fotosintesi è simile a un reattore nucleare: gli elettroni che circolano sfrecciando all’interno della pianta, trasformando la luce in energia chimica devono essere trattati con estrema cautela.
Se in questo processo escono dalla loro traiettoria possono creare radicali liberi, che a loro volta possono provocare gravi danni alla pianta, come se il nocciolo di un reattore nucleare avesse una fuga di materiali radioattivi (radicali liberi) che può essere molto pericolosa per tutta l’area circostante.
Dunque, in che modo la pianta gestisce queste complesse reazioni, proteggendosi dagli elettroni e dai radicali liberi vaganti?
La risposta è che essa innalza intorno alle reazioni potenzialmente pericolose
uno scudo che assorbe le sostanze altamente reattive.
Lo scudo è formato da antiossidanti che intercettano e decontaminano gli elettroni a rischio di dispersione.
Gli antiossidanti sono solitamente colorati perché la stessa proprietà chimica che permette di assorbire gli elettroni in eccesso crea anche colori visibili.
Alcuni di questi antiossidanti sono detti carotenoidi: se ne conoscono centinaia, che variano in colore dal giallo del beta-carotene (zucca) al rosso del licopene (pomodori), all’arancione dell’impronunciabile criptoxantina (arance).
Altri antiossidanti possono essere incolori, e fra questi figurano sostanze chimiche come l’acido ascorbico (vitamina C) e la vitamina E, che agiscono da antiossidanti in altre parti della pianta che devono essere protette dai rischi degli elettroni capricciosi.
Tuttavia, ciò che rende rilevante questo straordinario processo per noi animali è che produciamo bassi livelli di radicali liberi per tutto l’arco della vita.
La semplice esposizione ai raggi del sole, a certe sostanze industriali inquinanti e a un apporto alimentare mal bilanciato crea un quadro di danneggiamento indesiderato ad opera dei radicali liberi.
I radicali liberi sono pericolosi: possono far sì che i nostri tessuti si irrigidiscano
e divengano limitati nelle loro funzioni.
E’ un po’ come la vecchiaia, quando il corpo diventa scricchiolante e poco flessibile: in larga misura, è proprio questo il processo di invecchiamento.
Il danno incontrollato prodotto dai radicali liberi è inoltre parte dei processi che provocano la cataratta, l’indurimento delle arterie, il cancro, l’enfisema, l’artrite e molti altri disturbi che con l’età diventano più frequenti.
Ma il guaio è che noi non ci sappiamo costruire in modo naturale gli scudi per
proteggerci dai radicali liberi.
Dal momento che non siamo piante, non siamo in grado di compiere la fotosintesi, e perciò non produciamo nessuno dei nostri antiossidanti.
Fortunatamente però, gli antiossidanti delle piante agiscono nell’organismo umano nello stesso modo in cui agiscono all’interno delle piante.
Si crea così una perfetta armonia: le piante producono gli scudi antiossidanti e al tempo stesso li fanno apparire incredibilmente attraenti grazie ai loro bei colori appetitosi.
Poi noi animali siamo attratti dalle piante e le mangiamo, prendendone a prestito gli scudi antiossidanti per proteggere la nostra salute.
Che voi crediate in Dio, nell’evoluzione o semplicemente nel caso, dovete ammettere che si tratta di un magnifico esempio quasi spirituale della saggezza della natura.
Nello Studio Cina abbiamo valutato lo status degli antiossidanti registrando l’apporto di vitamina C e di beta-carotene e misurando i livelli di vitamina C, vitamina E e carotenoidi presenti nel sangue.
Fra questi biomarcatori degli antiossidanti, la vitamina C ha fornito le prove più eclatanti.
La correlazione più significativa della vitamina C con il cancro era il suo rapporto con il numero di famiglie soggette a questa patologia in ogni area.
Quando i livelli di vitamina C nel sangue erano bassi, era più probabile che le famiglie registrassero un’elevata incidenza di cancro.
Un basso livello di vitamina C era fortemente associato con un rischio maggiore di cancro all’esofago, leucemia e tumori a rinofaringe, mammella, stomaco, fegato, retto, colon e polmone.
Fu il tumore all’esofago ad attrarre l’attenzione dei produttori della trasmissione televisiva NOVA che trasmisero un servizio sulla mortalità per cancro in Cina, ed è così che ci sentimmo spronati ad approfondire l’indagine per scoprire cosa si celasse dietro la vicenda.
La vitamina C si assume principalmente con la frutta, e il consumo di frutta risultava anche inversamente correlato al tumore dell’esofago.
I tassi di cancro erano da cinque a otto volte più elevati nelle aree in cui l’apporto di frutta era più ridotto. Lo stesso effetto della vitamina C su questi tipi di tumori era presente anche per la cardiopatia coronarica, per la cardiopatia ipertensiva e per l’ictus. L’assunzione della vitamina C dalla frutta indicava chiaramente un potente effetto protettivo contro un gran numero di malattie.
Gli altri valori degli antiossidanti, i livelli di alfa- e beta-carotene (precursore della vitamina A) e di alfa- e gamma-tocoferolo (vitamina E) sono mediocri indicatori degli effetti degli antiossidanti.
Questi ultimi vengono trasportati nel sangue dalle lipoproteine, che trasportano anche il colesterolo “cattivo”.
Così, ogni volta che misuravamo questi antiossidanti, registravamo contemporaneamente i biomarcatori nocivi.
Si trattava di un compromesso sperimentale che riduceva la nostra capacità di individuare gli effetti benefici dei carotenoidi e dei tocoferoli, anche se la loro azione benefica è accertata. Abbiamo comunque riscontrato che il cancro allo stomaco aveva un’incidenza più elevata quando i livelli di beta-carotene nel sangue erano più bassi.
Si può affermare che la vitamina C, il beta-carotene e le fibre alimentari siano i soli responsabili della prevenzione di questi tipi di cancro?
In altre parole: una pillola contenente vitamina C e beta-carotene o un integratore di fibre possono creare questi effetti per la salute?
La risposta è no.
Il trionfo della salute non risiede nelle singole sostanze nutritive, ma nei cibi naturali che contengono quelle sostanze: i cibi di origine vegetale.
In una ciotola di insalata di spinaci, per esempio, abbiamo fibre, antiossidanti
e innumerevoli altre sostanze nutritive che orchestrano una meravigliosa sinfonia di salute perché lavorano di concerto nel nostro organismo.
Il messaggio non potrebbe essere più semplice: mangiate quanta più frutta e verdura intera e cereali integrali che potete, e ne avrete tutti i benefici che abbiamo elencato e molti altri ancora.
Ho sostenuto l’importanza per la salute dei cibi integrali di origine vegetale sin
da quando gli integratori vitaminici sono stati lanciati sul mercato in grande scala, e ho visto con sgomento come l’industria e i media hanno persuaso un gran numero di americani che questi prodotti abbiano lo stesso valore nutrizionale degli alimenti naturali di origine vegetale. Come vedremo nei prossimi capitoli, i benefici promessi con l’assunzione di integratori di singole sostanze nutritive si stanno rivelando altamente discutibili.
Il mio messaggio da ricordare è perciò il seguente: se volete la vitamina C o il beta-carotene, non ricorrete al flacone dell’armadietto dei medicinali, ma al cestino della frutta o alla verdura verde in foglia.
Estratto dal libro “The CHINA STUDY” di T. Colin Campbell e Thomas M. Campbell
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Ripensare la scienza della nutrizione
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